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Le fortificazioni dello sbarramento "Brenta-CIsmon"

Forte Tombion

Fu edificato tra il 1886 e il 1898 in sostituzione dell’antico forte del Covolo di Butistone. Durante i lavori vennero alla luce interessanti reperti archeologici tra cui tombe a cremazione, monete romane del basso impero e un bronzetto di Mercurio del I-II sec.d.C. Il forte sbarrava completamente la gola di Primolano; comprendeva come armamento principale 2 batterie di 5 cannoni rivolte verso Primolano e verso Cismon, difese da 2 profondi fossati di gola. Un muro fortificato con feritoie per fucileria si trovava lungo la "Strada del Genio". L’opera fu disarmata all’inizio del conflitto mondiale. Fu fatto saltare dai partigiani nel 1944 e fu demolito in parte con l’allargamento della sede stradale.

Il complesso dispositivo di difesa militare costituito dal Forte della Scala, dal Covolo di Butistone, dalla Bastia di Enego, dal Forte Tombion, dal ponte di Cismon col Pedancino, dal ponte della Piovega con le mulattiere di arroccamento "Piovega di sotto" e "Strada del Genio", costituisce un importante esempio di architettura militare che comprende fortificazioni che vanno dal Medioevo al 1900.  

anno di costruzione: 1885
armamento: 10 obici da 15 GRC/ret
                         4 mortai da 15 AR/ret
                         2 cannoni da 9ARC/ret a tiro rapido
compiti: chiusura della strada della Valsugana
guarnigione: 180 uomini

come raggiungerlo
Da Primolano sulla superstrada della Valsugana (SS 47) direzione Sud verso Bassano del Grappa. Dopo circa tre chilometri, nella gola del Brenta prima dell'abitato di Cismon, è possibile parcheggiare l'’ autoveicolo nel piazzale del Ristorante “Al forte”, edificato proprio a ridosso della semismantellata casamatta della batteria meridionale dell’opera.

Per gentile concessione della associazione "Tagliata Della Scala" 

Visita
Il complesso, nella parte ovest, presenta numerosi danni operati dagli italiani durante la ritirata del novembre ‘17 e da bande partigine nel 1944, intenzionate ad interrompere il tunnel ferroviario, senza contare le devastazioni conseguenti ai progressivi allargamenti della sede stradale. Questa porzione della tagliata, è proprietà privata e quindi visitabile solamente dietro autorizzazione del proprietario (chiedere presso il Ristorante-Bar), presenta comunque alcune vestigia originari: il muro a protezione dei fucilieri dal lato del Brenta, porzioni delle casematte delle batterie e dell’edificio centrale. Del tutto scomparse sono la cisterna e la fontana d’acqua sorgiva che le planimetrie ottocentesche collocavano all’interno dell’opera. Un moderno sotto-passaggio, ricavato in corrispondenza del fossato meridionale del forte, permette ai pedoni di raggiungere il piazzale della corsia stradale diretta a nord, (lato EST) adiacente alla linea ferroviaria, dove un pertugio nel muro in pietrame (chiuso da un cancello) conduce alla porzione meglio con servata dell’opera, restano il muro con ferìtoie parallelo alla rotabile sul suo lato orientale e le ampie bocche semilunari entro le quali potevano venire ritirati verso la montagna i ponti scorrevoli che scavalcavano i fossati. Il visitatore che volesse sottopassare la ferrovia, per raggiungere l’edificio adibito a polveriera, armeria ed uffici, si troverebbe dinnanzi ad una costruzione a due piani dalle murature e coperture ancora perfettamente conservate, nonostante la scomparsa dei solai lignei dei primo piano. Il deposito delle munizioni e della balistite ne occupava la parte destra; e, proprio nell’ intercapedine ricavata controroccia all’ altezza del magazzino delle polveri, una sorgente perenne sgorga limpidissima con modeste variazioni di portata stagionali. A sud dell’edificio, in corrispondenza del fronte meridionale della tagliata, inizia una faticosa gradinata di una settantina di scalini (l’alzata media misura quasi 40 cm!) che sale lungo il lato interno della postazione Sud per tiratori, munita di interessanti feritoie a strombatura interna di sapore quasi medievale. Da qui, un incerto sentiero conduce alla postazione settentrionale dei fucilieri. Il rientro va assolutamente ed attentamente effettuato per la medesima via.  

 testo e illustrazioni tratte dal libro "Soldati e Fortezze tra Asiago ed il Grappa" edito dal Gino Rossato Editore  di Girotto Luca  

Le tagliate

Castello della Scala e il Forte della Scala

Rimane un rudere al primo tornante delle "Scale di Primolano". Lo troviamo nominato nel 1260, ma è certamente più antico e faceva parte del dispositivo difensivo per il controllo sulla Valsugana. Da documenti risulta che: "Alla sommità girava un terrazzo, protetto d’innanzi da merli con piombatoi, donde lanciar pietre, frecce, olio bollente, più tardi mitraglie e palle, da principio, di pietra". Nel 1260 era guardato da una guarnigione della contea vescovile di Feltre. Passa agli Scaligeri e Cangrande lo restaura nel 1322, ai conti del Tirolo, ai Carraresi, ai Visconti e a Bassano nel 1420; dopo la guerra di Cambrai passa ai feltrini nel 1515 che lo ampiano e diviene un posto di confine in contrapposizione al Covolo di Butistone in mano agli imperiali.

Fu demolito nel 1850 con la costruzione della nuova strada e a sostituirlo fu edificata l’imponente fortificazione della "Tagliata Scala e Fontanella". La Tagliata comprendeva un forte in muratura ed era armato da 4 cannoni da 75 A, 3 pezzi da 42 a tiro rapido e 4 mitragliere; era appoggiato da uno sbarramento, con feritoie per fucileria, che attraversava tutta la valle e si collegava con una ridotta alla parte opposta. Una galleria coperta, munita di feritoie per fucileria, la collegava alla batteria Fontanelle, posta alla sommità del passo, munita di 4 pezzi da 149 G, a fusto d’assedio in casamatta, e 4 da 75 A.

Di queste imponenti opere restano ancora gran parte delle strutture, sebbene in precario stato di conservazione, mentre alle Fontanelle è subentrata una cava per pietre.

La tagliata Fontanelle

anno di costruzione: 1892 – 1895

armamento: 4 cannoni da 12 BRC/ret

2 da 87 in casamatta

compiti: dominava la strada per Fastro e la deviazione per Mellame e Rivai e l'accesso per l'altopiano di Sorist

guarnigione: 40 uomini

come raggiungerla

Alla fine dell'abitato di Fastro (in direzione Primolano), circa 200 metri dopo il bivio per San Vito, si stacca sulla sinistra una stretta strada asfaltata dalla quale, dopo un tornante, sulla sinistra si stacca una breve carrareccia sterrata di circa cento metri sulla quale è bene parcheggiare: essa costituiva l’accesso carrabile alla tagliata e termina proprio nel cortile dell'opera ove sbocca, anche il camminamento coperta che sale dalla tagliata della Scala.

visita

Anche se con difficoltà  i tratti principali dell’originario impianto risultano ancora visibili. Subito prima d’entrare nel cortile interno, è possibile accedere al fossato perimetrale che inizia sulla destra e circonda l’intera struttura. A livello dell’angolo formato dalla fronte principale e dal lato orientale è ancora visitabile la galleria di controscarpa dalla quale era possibile tenere sotto tiro d’infilata i due corrispondenti tratti di fossato. Il cunicolo che collegava la controscarpa al sotterraneo della batteria è intasato da detriti a 5-6 metri dall’imbocco.

Il sistematico ricorso ai rinterri con materiale di risulta, allo scopo di defilare e pro teggere, ha creato attorno all’opera una sorta di collina artificiale che solo sulla fronte nord, in corrispondenza delle 4 cannoniere dell’ armamento principale, viene meno per non limitare il campo di tiro. Semisepolta sotto una cascata di detriti è attualmente lagalleria di controscarpa dell’angolo Sud-Ovest, che tra l’altro manca di buona parte del rivestimento in pietrame, probabilmente riciclato in case d’abitazione. Sul cortile del la batteria si aprono le casematte dei cannoni da 120G e, ai lati di queste, altre due ca sematte cieche con funzione di riservette. Su tutte si stende ancor oggi l’originario terrapieno teoricamente destinato proteggere i sottostanti locali. All’estremità occidentale, il perimetro della torre del corpo di guardia ed il relativo fossato, scavato nella roccia e sopraelevato rispetto a quello del corpo della batteria.

La tagliata in origine posta sulla cima scala, sbarrava direttamente la strada Primolano – Fastro – M.Sorist.

Essa era sostanzialmente una batteria sprofondata in terreno di riporto. Un fossato largo 4 metri e profondo altrettanti circondava l’intero complesso con pareti di scarpa e controscarpa in muratura, mentre l’unico accesso avveniva mediante un ponte in ferro scorrevole all’indietro. La costruzione era articolata su due piani.

Nel sotterraneo si trovava la polveriera ed una capiente cisterna per l’acqua.

Al pianterreno le 4 casematte dei pezzi erano aperte sul retro per lo sfogo dei fumi e le munizioni erano conservate nei locali alle due estremità. Le rimanenti casematte ospitavano le camerate, il comando, i servizi e la cucina.

All’esterno del fossato era presente una costruzione in pietra dotata di feritoie per fucilieri e per pezzi a tiro rapido, essa guardava verso il Monte Sorist e nel sotterraneo forniva il collegamento con la caponiera coperta.

Il “corpo di guardia esterno” era costituito da una costruzione a torre su due piani circondata a sua volta da un fossato scavato nella roccia a colpi di mina. La fortificazione poteva ospitare 40 uomini, in caso di conflitto 90.

Anch’essa venne gravemente danneggiata durante la ritirata sul Grappa, ma venne poi definitivamente demolita dagli austriaci nell’ottobre 1918.

Gli armamenti originariamente erano composti da: 4 pezzi da 120B e 2 pezzi a tiro rapido; nel 1904 vennero ridotti a: 4 pezzi da 120B con una dotazione di 2400 colpi.

Illustrazioni tratte dal libro "Soldati e Fortezze tra Asiago ed il Grappa" edito dal Gino Rossato Editore  di Girotto Luca  Per gentile concessione dell'autore  

Tagliata della Scala

anno di costruzione: 1892 – 1895

armamento: 6 cannoni  da 12 BR/ret

4 cannoni  da 9 BR/ret

4 cannoni a tiro rapido

compiti: sbarramento per la strada che porta a Feltre da Primolano quanto per la Valsugana

guarnigione: 200 uomini

come raggiungerla

Seguendo le indicazioni per Primolano, si lascia la superstrada della Valsugana per inoltrarsi nel tranquillo villaggio presso la cui chiesa si diparte la nota strada “della Scala” (indicazioni per Fastro/Arsie/Feltre). Salendo lungo tale tratta e parcheggiando l’automobile al sesto tornante, ci si trova dinnanzi alle rovine dell’ingresso principale della tagliata, laddove si apriva la porta carraia attraverso la quale doveva obbligato riamente transitare qualunque automezzo intendesse spostarsi tra Fastro e Primolano.

Proprio dal sesto tornante, uscendo a sinistra, si raggiunge il corpo di guardia del l’ingresso, oltre il quale il bell’arco a tutto sesto reca come chiave di volta un ben con servato stemma sabaudo scolpito nella pietra. Facendo molta attenzione a camminare tra i detriti, le immondizie ed i vuoti della pavimentazione, si supera l’androne d’in gresso prendendo a sinistra l’imbocco del corridoio della batteria: una stupenda visio ne d’infilata, con una fuga d’archi in pietra a tutto sesto, si offre al visitatore permet tendo una rapida ispezione alle casematte del pianterreno. Uscendo poi (attenzione!) sulla precaria scalinata che scavalca il corridoio scoperto sul retro dell’interrato, si raggiunge il cortile interno ove, contro la roccia, si ergono i ruderi dei laboratori per la pre parazione dei cartocci ed il caricamento dei proiettili. Sulla spianata del cortile, si aprono anche i pozzetti della capiente cisterna del l’acqua potabile. Spostandosi all’estremità Ovest del forte, si raggiunge la piattaforma per le artiglierie in barbetta. Qui, nella parete retrostante, si apre l’ingresso della batte ria incavernata realizzata nel periodo di neutralità agosto 1914 aprile 1915: quattro casematte in roccia per artiglierie di medio calibro, una postazione blindata doppia per mitragliatrici e alcune riservette sono facilmente esplorabili in tutta sicurezza con 1’ ausilio d’una semplice torcia elettrica. Al primo piano della facciata ovest si notano le ormai inaccessibili latrine, un tempo raggiungibili dal ballatoio esterno che percorreva il fronte di gola dell’opera.

Visita

Il primo piano della tagliata non è attualmente raggiungibile senza seri ed inutili rischi, ma dall’ottavo tornante un’apertura nella muraglia permette l’accesso al piano sommitale della torre dalla quale inizia il camminamento coperto di collegamento con la Tagliata Fontanelle. La salita lungo il camminamento perfettamente conservato e agibile permette di apprezzare la intelligente disposizione della galleria a dominio della sottostante strada.

la tagliata Scala a fine 1917. Bene in evidenza il passaggio obbligato della strada Primolano-Feltre

La Tagliata in origine consisteva di una batteria in casamatta di forma ricurva, di una piattaforma d’artiglieria attigua al lato ovest e di una galleria casamattata per fucilieri sul lato est, attraverso la quale passava la strada in un androne a volta richiudibile.

La batteria era preceduta da un fossato, oggi in parte sbancato da ampliamenti e rettifiche della sede stradale, largo 5 metri e fondo 6 con una controscarpa in muratura. Si estendeva su tre piani.

I sotterranei, la cui parete frontale aveva uno spessore di 3 metri, ospitavano degli umidi locali utilizzati come alloggio, cucina e magazzino viveri ad ovest, mentre l’estremità est era occupata dalla polveriera e dalla cisterna per l’acqua.

Lungo la batteria, verso l’esterno, correva una trincea scoperta profonda 4 metri con la funzione di garantire la giusta aerazione del sotterraneo.

Il piano terra ospitava 8 casematte. Le prime sei, aperte sul lato posteriore, erano riservate all’artiglieria poiché dotate di un ampio settore di tiro laterale. Le ultime due invece erano adibite ad alloggi come la totalità delle casematte del primo piano, riservate al comando e agli ufficiali. Un magazzino per le munizioni di pronto impiego era ricavato da due caverne i cui ingressi davano sul cortile interno.

Dalle scale interne che univa tutti i piani si accedeva ad una costruzione a forma di torre che si collegava con la caponiera, coperta e munita di feritoie.

Essa costituiva un camminamento coperto per il rapido spostamento dei soldati tra le due Tagliate che proseguiva a spezzoni adattandosi alla forma del terreno.

La caponiera era ad un unico piano, protetta da una volta al di sopra della quale era presente un terrapieno di 1.5 metri.

Lo scopo principale dell’opera era quello di impedire, in caso di caduta della Tagliata inferiore, l’avvicinamento a quella superiore.

La galleria per fucilieri ad est della batteria era formata da 28 casematte in pietra definite “a prova di granata”, dotate di feritoie. All’interno le casematte erano adibite a magazzino viveri ed alloggio. Alla fine della galleria, mediante scala, si accedeva al “corpo di guardia esterno” che possedeva feritoie per artiglierie a tiro rapido.

La guarnigione era di 200 uomini, raddoppiabili in caso di conflitto.

Quest’opera d' ingegneria militare rimase inutilizzata durante la guerra e fu abbandonata il 12 novembre 1917 di fronte all’avanzata austriaca, affinché le truppe potessero unirsi a quelle già schierate sul Grappa.

La struttura fu parzialmente distrutta perché non cadesse in mano nemica.

Gli armamenti originariamente erano composti da: 6 cannoni da 120 B, 4 cannoni da 90 mm e da 4 pezzi a tiro rapido; nel 1904 vennero ridotti a: 3 cannoni da 87 B, 3 cannoni da 42 mm a tiro rapido e da 4 mitragliere Gardner a due canne.

Per gentile concessione della associazione "Tagliata Della Scala"

La Grande Guerra nel Canale di Brenta
 

Il confine fra Regno d’Italia e Impero d’Austria, dal 1866 al maggio del 1915, è situato presso località Martincelli, a pochi chilometri da Primolano. Allo scoppio del conflitto l’esercito imperiale si ritira sulle posizioni fortificate e più difendibili ad est di Levico. Gli italiani occupano facilmente Borgo e tutta la Bassa Valsugana, fino a Novaledo. Il fronte, quindi, si sposta molto lontano dal Canale di Brenta e le fortificazioni erette per la sua difesa non giocano alcun ruolo rilevante. Per due anni e mezzo il Canale sarà zona di retrovia, importante corridoio logistico, ma estraneo alle operazioni di guerra. Soltanto nel novembre del 1917, dopo la catastrofe di Caporetto, viene direttamente coinvolto. Il ripiegamento dell’esercito italiano sul Grappa e sul Piave obbliga l’abbandono della Valsugana. La nuova linea di resistenza si stabilizza, nel mese di dicembre, in corrispondenza dello “sbarramento” di Grottella, fra i piccoli centri di Rivalta e di San Marino. La popolazione del Canale viene evacuata e i paesi sono occupati dalle unità degli eserciti in lotta. La prima linea italiana ha un andamento assai sfavorevole. Dalle Rocce Anzini, sul costone occidentale del Massiccio del Grappa, scende allo sbarramento di fondovalle della Grottella, attraversa il Brenta e da Giara Modon sale al Col Carpenedi. Da qui corre alla base delle muraglie rocciose del Sasso Rosso, del Cornon e del San Francesco, fino allo sbarramento della Val Frenzela. Le unità austro – ungariche occupano le creste sommitali. Si viene a creare, quindi, una specie di “fronte verticale” caratteristico della guerra sulle Dolomiti. E della guerra dolomitica, la guerra nel Canale di Brenta ha tutte le caratteristiche. Una guerra di colpi di mano, di azioni condotte da piccole unità, in cui l’estrema asperità del terreno non consente grandi manovre.

Nella nuova linea del fronte, stabilizzatasi dopo il ripiegamento del novembre del 1917, il Canale di Brenta costituisce un settore di grande vulnerabilità. Le forze imperiali, superando le sue difese, possono raggiungere la pianura e avvolgere alle spalle il grosso dell’esercito italiano schierato sul Grappa e sul Piave. Per evitare questa eventualità, fra gli ultimi mesi del ’17 e l’autunno del ’18, vengono apprestate grandiose opere difensive. Ben sette linee principali, scaglionate in profondità lungo tutto il Canale, collegano altrettanti sbarramenti di fondovalle con i capisaldi sulle alture ai fianchi. Le linee possono essere così schematizzate.

Il poderoso sistema difensivo italiano viene messo alla prova con l’ultima e disperata offensiva austro – ungarica, nel giugno del 1918. Il settore è difeso dal XX corpo d’armata, con due divisioni in linea e una in riserva, e da una cospicua massa di artiglierie. Dopo alcune ore di bombardamento preliminare, nella mattinata del 15 giugno le fanterie passano all’attacco. Uno dei maggiori successi è colto proprio sul Grappa, nella zona dei Colli Alti, sul fianco destro dello schieramento a difesa del Canale. Gli ungheresi, travolto il Col del Miglio, avanzano per qualche chilometro, fino a occupare il Col Moschin. Per evitare un avvolgimento alle spalle, le truppe a presidio dello sbarramento di Grottella arretrano sulla linea di San Gaetano. Verso sera, nel settore dei Colli Alti, la situazione migliora. Il giorno dopo viene ripreso il Col Moschin e, successivamente, anche il Col del Miglio. Nel Canale, perciò, non sono necessari ulteriori ripiegamenti. Nei mesi estivi, anzi, una serie di piccole azioni permette la rioccupazione dello sbarramento di Grottella.

Verso la fine del 1918 la situazione dell’esercito imperiale è gravissima. Al crollo dell’economia interna, seguita dalla crisi degli approvvigionamenti al fronte, si sommano gli effetti della disgregazione politica dell’Austria – Ungheria. L’ultima battaglia, l’offensiva italiana del 24 ottobre, si risolve con il collasso dell’esercito avversario. I reggimenti ungheresi, schierati di fronte allo sbarramento di Grottella, nella notte sul 30 ottobre abbandonano il fronte. L’Italia ha vinto la guerra. Ma a che prezzo, le contrade del Canale sono distrutte. Migliaia di proiettili inesplosi sono disseminati nel territorio. Per i profughi e i congedati che ritornano si profila un futuro di disoccupazione. Il terreno sul quale cresceranno i frutti avvelenati del dopoguerra è preparato.

La Grottella

La roccia e la sorgente

La via postale che - fin dalle epoche più remote - percorre la Valle del Brenta, si snoda su un percorso più in quota dell’attuale tracciato stradale. Superato il gomito di Carpanè, sale la riva alta per poi abbassarsi fino quasi al Brenta, proprio in corrispondenza di uno sperone roccioso. Qui una sorgente perenne si getta nel fiume. Il luogo è noto, da sempre, come “Grottella”. Un’osteria, costruita proprio a ridosso della sorgente, sfrutta l’acqua freschissima per raffreddare il vino e la birra. Il fabbricato è presente nel catasto napoleonico del 1812. Si può, quindi, ammetterne l’esistenza almeno fin dal ‘700. Alla Grottella si fermano i carrettieri di passaggio. Il vino, la birra e l’acqua della sorgente sono di ristoro per uomini e animali.

La guerra

Le gigantesche trasformazioni del XX secolo arrivano con il rombo della Grande Guerra. L’arretramento del fronte, dopo il disastro di Caporetto, coinvolge direttamente la Valbrenta. La popolazione viene evacuata e proprio qui, alla Grottella, l’esercito italiano predispone la prima linea di sbarramento. Il primo ordine di reticolati è steso a un centinaio di metri più a nord della sorgente. Le postazioni, in sinistra Brenta, si spingono dal fondovalle fino alle Rocce Anzini. In destra Brenta, dall’abitato di Giara Modon al Col Carpenedi e, correndo sotto i roccioni del Sasso Rosso, a Costa Grigio. L’osteria è trasformata. Un avancorpo verso nord viene munito di mitragliatrice e un passaggio, scavato nella roccia, la collega alla contigua galleria ferroviaria. L’organizzazione difensiva della Vallata è scaglionata in profondità. Ben sette linee principali collegano altrettanti sbarramenti di fondovalle con i capisaldi sulle alture ai fianchi. Le linee possono essere così schematizzate.

1. Sbarramento della Grottella: da Col del Miglio ai roccioni di Costa Grigio.

2. Sbarramento di San Gaetano: dal Col Moschin ai roccioni di Costa Grigio.

3. Sbarramento di Valstagna: dal Col Moschin al Col d’Astiago. 

4. Sbarramento del Merlo: dal Col Moschin al Monte Campolongo.

5. Sbarramento di Mi gnano: dal Col Raniero al Monte Caina.

6. Sbarramento di Solagna: dal Monte Gusella al Monte Caina.             

7. Sbarramento di Pove: da Pove al Monte Campesana.

Alla difesa della Vallata viene assegnato il XX corpo d’armata che schiera sul terreno due divisioni. La divisione di destra, da Rocce Anzini a Costa Grigio, copre gli sbarramenti a cavallo del Brenta. Quella di sinistra, da Costa Grigio alla Val Frenzela, ha lo scopo di bloccare eventuali irruzioni verso Valstagna. La divisione di destra, a cavallo del Brenta, dispiega una brigata in linea e un’altra in riserva, a Valrovina. L’ordine di battaglia della brigata in linea può essere schematizzato come segue.-  Due battaglioni allo sbarramento di Grottella. Uno in sinistra Brenta, dal fondovalle alle Rocce Anzini.

L’altro, in destra orografica, da Giara Modon, al Col Carpenedi e a Costa Grigio

-  Due battaglioni sulla linea che, da Carpanè, sale per Costa Alta fin sotto il Col Moschin.

-  Un battaglione di rincalzo in Val delle Ore.

-  Un battaglione allo sbarramento del Merlo

Il battaglione alla Grottella è così disposto: due compagnie in prima linea, la terza compagnia sulla linea arretrata fra Val della Corda e Pian dei Zocchi. A loro volta, le due compagnie in prima linea hanno quattro plotoni in postazione e gli altri quattro in diretto rincalzo. Nella galleria ferroviaria collegata all’osteria, probabilmente, stazionava uno dei plotoni destinati al rincalzo. Il poderoso sistema difensivo italiano viene messo alla prova con l’ultima e disperata offensiva austro – ungarica, nel giugno del 1918. Dopo alcune ore di bombardamento preliminare, nella mattinata del 15 giugno le fanterie passano all’attacco. Uno dei maggiori successi è colto sul Grappa, nella zona dei Colli Alti, sul fianco destro dello schieramento a difesa del Canale. Gli ungheresi, travolto il Col del Miglio, avanzano per qualche chilometro, fino a occupare il Col Moschin. Per evitare un avvolgimento alle spalle, le truppe a presidio dello sbarramento di Grottella arretrano sulla linea di San Gaetano. Verso sera, nel settore dei Colli Alti, la situazione migliora. Il giorno dopo viene ripreso il Col Moschin e, successivamente, anche il Col del Miglio. Nel Canale, perciò, non sono necessari ulteriori ripiegamenti. Nei mesi estivi, anzi, una serie di piccole azioni permette la rioccupazione del terreno perduto. Lo sbarramento di Grottella è ripreso integralmente con l’azione del 14 settembre 1918. L’ultima battaglia, l’offensiva italiana del 24 ottobre, si risolve con il collasso dell’esercito avversario. I reggimenti ungheresi, schierati di fronte allo sbarramento di Grottella, nella notte sul 30 ottobre abbandonano il fronte.

L'andamento delle linee italiana e austriaca in Valsugana

La linea fortificata Brenta – Cismon 
dal 1870 alla 1 guerra mondiale

La storiografia sulla 1 guerra mondiale, fino ad oggi ha analizzato vari aspetti della vita militare e civile degli anni del conflitto, comprese le opere fortificate italiane ed austriache costruite a partire dai primi anni del 1900 al confine tra l’Italia e l’impero asburgico. 

L’interesse dello storico e dell’appassionato, trattando l’argomento della cosiddetta “guerra dei forti”, si è indirizzato verso le fortificazioni italiane dell’altipiano di Asiago e verso quelle della cintura fortificata degli altipiani di Folgaria, Lavarone e Vezzena, tralasciando completamente di trattare altri settori, come ad esempio il Friuli, il Veronese, il settore bresciano per l’Italia, e, sull’altro versante, la fortezza di Trento, le Giudicarie, il Tonale, per le opposte fortificazioni austriache. Il motivo di questo mancanza è dovuto a molti fattori, uno dei quali fu che solamente i forti dell’altopiano di Asiago e quelli degli altipiani trentini vennero interessati dalle operazioni militari, mentre tutti gli altri forti ebbero una vita breve e priva di qualsiasi episodio degno di nota.

Uno dei settori, fino ad ora poco studiato, è stato quello dello sbarramento Brenta – Cismon, dove solo recentemente, con due pubblicazioni, W.A. Dolezal, I forti dimenticati e L. Girotto, 1866 – 1918. Soldati e fortezze tra Asiago e il Grappa, si è iniziata l’opera di riscoperta delle fortificazioni italiane costruite nella Valsugana a partire dal 1880, che non ebbero una vita bellica ricca di episodi, ma solamente una normale funzione di vigilanza, essendo molto lontane dalle prime linee. Questo saggio, partendo dalla varie decisioni di politica fortificatoria, delinea lo sviluppo delle fortificazioni del settore Brenta – Cismon fino ad arrivare allo scoppio della 1ª guerra mondiale, per concludere con i brevi combattimenti che ci furono nei primi giorni del novembre 1917, dopo i quali le fortificazioni italiane della Valsugana, occupate dagli austriaci, vennero abbandonate dal nemico solo alla fine della guerra.