GRAMATICA VENETA


 

Prima di scrivere un testo, è opportuno un attento, rigoroso ed approfondito studio della grammatica veneta, per il quale sarebbe necessario analizzare diversi volumi. La ricerca può impiegare molto tempo, ma si rivela indispensabile al fine di scrivere un testo che possa essere letto e compreso in tutte le aree linguistiche della nostra Regione.

In particolare, le regole grammaticali alle quali ci si ispira maggiormente sono quelle contenute nella seguente bibliografia:

 

-S. Belloni, Grammatica veneta, Esedra editrice, Padova 2009

-M. Brunelli, Manuàl Gramaticałe Xenerałe de ła Łéngua Vèneta e łe só varianti, da: http://www.michelebrunelli.com/mgx_veneto.pdf

-Giunta regionale del Veneto, Manuale Grafia Veneta Unitaria, La Galiverna editrice, Venezia 1995

-http://www.linguaveneta.it

 

Inoltre, per facilitare la lettura a coloro che non hanno molta dimestichezza con il vernacolo, sono state inserite delle note nelle quali è riportata la traduzione italiana dei termini locali oppure arcaici usati nei testi.

SCHEDA SINTETICA

 

à, ì , ù

Sulle vocali a, i, u il segno dell’accento è sempre grave.

è, ò

Sulle vocali e, o il segno è grave in corrispondenza di un suono largo, aperto: bèco (becco), sòto (zoppo).

é, ó

Sulle vocali e, o il segno è acuto in corrispondenza di un suono stretto, chiuso: béco (caprone), sóto (sotto).

ł

Lettera usata in sostituzione della consonante l quando il suono di quest’ultima risulta debole o indistinto: góndoła (gondola).

j

Lettera usata in sostituzione della vocale i quando essa si trova all’inizio di parola o in posizione intervocalica. Talvolta la j può essere pronunciata come una g: jente (gente).

x

Simbolo impiegato per rendere la consonante s sonora: raxa (resina).

s

Simbolo impiegato per rendere la consonante s sorda: rasa (razza).

s-c

Il trattino orizzontale posto tra le due consonanti s e c indica che esse vanno pronunciate con due suoni distinti: mus-cio (muschio).

nb, np

La consonante m che in italiano precede la b o la p, in veneto è sempre sostituita dalla n: canpo (campo).

 

La lingua veneta gode già di riconoscimenti internazionali da parte dell’UNESCO e di molti autorevoli linguisti. Con la Legge regionale 8/2007, la Regione del Veneto ne ha di fatto riconosciuto lo status di Lingua a livello istituzionale.

Il veneto è storicamente la lingua del popolo veneto”: questa è la definizione che la legge approvata dal Consiglio regionale dà della lingua veneta che intende tutelare, valorizzare e promuovere.

Una lingua fatta di tante parlate e dialetti che hanno però in comune la stessa radice. Un patrimonio culturale da difendere in adesione e nel rispetto del dettato della Carta europea delle lingue regionali o minoritarie, e di cui la Regione si impegna a favorire la conoscenza e la diffusione con tutta una serie di attività dirette.

Si potrà studiare facoltativamente a scuola e, per gli insegnanti, saranno apprestati corsi di formazione. Ne sarà codificata la grafia ufficiale e verrà regolamentato il suo impiego nella toponomastica. La Regione si impegna a favorirne l’insegnamento e l’apprendimento, l’informazione giornalistica e radiotelevisiva, la creazione artistica, l’edizione e la diffusione di libri e pubblicazioni, l’organizzazione di specifiche sezioni nelle biblioteche pubbliche, la ricerca, lo svolgimento di attività ed incontri per il suo uso e conoscenza. Si intende così valorizzare la cultura e la tradizione, il costume locale e la lingua veneta quale patrimonio della collettività, al fine di suscitare, anche nei nuovi cittadini, un sentimento di maggiore rispetto e comprensione verso la comunità in cui si trovano. Una lingua abitualmente parlata da sette abitanti su dieci della Regione, ovvero da circa 3 milioni di persone, oltre che in numerose comunità in tutto il mondo, è degna di tutto questo.

La Carta europea delle lingue regionali o minoritarie, sottoscritta dal Consiglio d’Europa a Strasburgo il 5 novembre 1992, riconosce “il diritto imprescrittibile delle popolazioni ad esprimersi nelle loro lingue regionali o minoritarie nell’ambito della loro vita privata e sociale”. Ne consegue che “la difesa e il rafforzamento delle lingue regionali o minoritarie nei vari paesi e nelle varie regioni d’Europa, rappresentano un contributo importante all’edificazione di un’Europa basata sui princìpi di democrazia e di diversità culturale”. Tale fondamentale principio è stato confermato il 13 dicembre 2001 quando, alla fine dell’anno europeo delle lingue, il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione in cui si raccomandava di adottare misure atte a promuovere le diversità linguistiche presenti nell’Unione.

La tutela di tali specificità contribuisce concretamente alla costituzione di una Unione Europea realmente rappresentativa delle identità e della storia dei popoli che la abitano. Appare perciò necessario che, anche a livello nazionale, vengano valorizzati i diversi idiomi e dialetti di cui si compone lo scenario culturale e sociale del Paese. Lo strumento essenziale per la valorizzazione di tale tessuto linguistico risiede nell’insegnamento, fin dalla scuola dell’infanzia, delle lingue e dialetti locali. È, infatti, attraverso l’apprendimento nell’età scolare che essi possono continuare a svolgere la loro funzione di “collante” dei popoli, veicolando la diffusione ed il consolidamento delle tradizioni e della cultura di riferimento. In questa direzione, il ruolo della scuola è quello di integrare e sostenere l’utilizzo quotidiano di tali lingue e dialetti, che fino ad oggi sono sopravvissuti solo grazie alla capacità delle famiglie di tramandarne di generazione in generazione i valori e le tradizioni.

Da qui l’intervento della Regione, tramite l’opera del Consiglio regionale, che sottolinea come “gli Stati più avanzati e rispettosi dei diritti delle minoranze hanno capito che quando un popolo è cosciente della propria identità, è più disponibile alla comprensione delle culture altrui”.

In veneto scriveva uno dei più grandi commediografi di tutti i tempi, Carlo Goldoni, rappresentato in tutto il mondo, e scrive uno dei più significativi poeti dell’attuale panorama letterario, Andrea Zanzotto. In veneto, prima ancora che esistesse l’italiano, sono stati scritti per secoli i contratti commerciali internazionali, custoditi in Grecia, Turchia e in tutta l’area del Mediterraneo.

Scrive il sociologo Sabino Acquaviva: “Se non viene tutelata la lingua, l’identità muore. Ricordo che quando i genitori parlano con i figli una lingua che non è la loro, quando impediscono ai figli di parlare la loro lingua, quando gli dicono che non è corretto esprimersi in quello che ritengono un dialetto, e soprattutto quando i figli si vergognano di parlarlo fuori casa, a quel punto la sopravvivenza dell’identità di quel popolo è alla fine. Quindi il veneto è una lingua che va tutelata e insegnata a scuola, e non un’ora alla settimana, ma massicciamente, quasi come l’italiano” (S. ACQUAVIVA, Identità veneta, Venezia 1999, p.27).

La lingua veneta non è fatta solo di lettere, una a fianco all’altra. È fatta di espressioni, proverbi, modi di pensare e di esprimersi, è lo specchio di una saggezza popolare che è nostra e che ci è stata tramandata come un valore prezioso. Essa appartiene a tutti noi ed è elemento di unione e di integrazione anche con altre culture che qui da noi trovano ospitalità. Tale patrimonio, simbolo di una grande civiltà, merita ora un sostegno trasversale ed una forte partecipazione popolare.

Marino Finozzi

Presidente del Consiglio regionale del Veneto

(Gennaio 2010)