Tra i fatti storici che interessano direttamente Oliero se ne possono ricordare due: - Ecelino III, il Monaco, investito anche del titolo di Vicario Imperiale nel 1200, dispotico, esercitò un'autorità quasi assoluta nella nostra zona e nell'altipiano dei Sette Comuni; ebbe quattro mogli, (tra cui Cecilia di Baone, la quale è legata da una fantastica leggenda alla grotta cui diede il nome, meglio nota come Cogol dei Veci); fu il signore più temuto fra quelli della sua epoca, scelto come pacificatore nella questione che stabilì nel 1205 il diritto della gente di Oliero e Valstagna ad usare dei boschi delle zone di Vallerana e Posternia che erano contestate dagli abitanti di Angarano; negli ultimi anni della sua vita si ritirò ad Oliero, nel monastero da lui stesso fatto fabbricare, conducendo vita monastica e dove potrebbe essere morto verso il 1233-35.

Sul finire del XIV secolo sorse la questione dei ponti dell'Oliero, tra le Ville del canale sulla destra Brenta e la città di Vicenza: si doveva decidere chi dovesse costruire e mantenere i ponti sui due Olieri (Subiolo e Oliero), se Vicenza o le Ville del Canale.

I Vicentini decisero di riconfermare gli antichi previlegi implorando l'approvazione di Gian Galeazzo Visconti. Costui riconfermò nel 1399 l'antico privilegio di esenzione, già confermato ai Sette Comuni dell'Altipiano negli anni 1388-89, figurando Oliero e Valstagna nel campione degli estimi del territorio di Vicenza, e pertanto si obbligarono a costruire e mantenere la manutenzione dei due ponti.

Attorno al 1400 compaiono le prime segherie. Nel '500 erano presenti le segherie degli Scolari, cedute in parte ai Grassi di Valstagna.

Nota: F. Signori, Valstagna e la destra del Brenta, p. 103

Nel '600, grazie a investimenti di capitale veneziano, le ruote che danno vita alle segherie, daranno energia ad una fiorente industria per la produzione della carta. In questo secolo troviamo una segheria a quattro ruote che già agli inizi del secolo seguente verrà trasformata in due industrie differenti, una in cartiera e l'altra in filatoio di proprietà di Lorenzo Tiepolo, una segheria a quattro ruote e un mulino di proprietà dei Mazzoni, un mulino a tre ruote dei Perli, ancora gli Scolari con un'altro mulino a tre ruote e per ultimi gli Zuliani con un piccolo complesso industriale composto da una fucina, un maglio e "una molla da guzzar", tre ruote in tutto, che nel 1708 verranno trasformate in un unico impianto "in uso di batti rame"

Nota: F. Signori o.c. p. 176-177. Il Signori documenta queste notizie con numerose citazioni di atti notarili reperibili presso l'archivio di Stato di Vicenza e Venezia

Nel 1692 Bortolo Perli ottiene l'autorizzazione da Venezia per "poter costruir un edeffitio di Filatogio da lavorar sede per orsogli alla bolognese in villa di Oliero sotto Marostica sopra l'acqua chiamata la fontana di Oliero".

Le cartiere dell'Oliero erano due: una sulla sinistra del fiume, di proprietà del conte Cappello e poi venduta nella metà del '700 alla famiglia Parolini, e precisamente a Francesco Parolini, padre di Alberto, un'altra cartiera, sulla sponda opposta era di proprietà dei Tiepolo e successivamente venne acquistata dai Remondini di Bassano nel 1766 che gestivano un complesso tipo-litografico considerato il più grande d'Europa e che produceva ben novanta qualità di carte fra le più pregiate d'Italia. I dipendenti, maestranze e corrieri che battevano tutte le strade d'Europa e depositari nei vari paesi sommavano a circa 10.000.

Nota: G.M. Zilio, L'Arte della Stampa in Storia di Bassano di AA. VV., Bassano 1980 pp280-284

La cartiera dei Remondini è poi passata, nella seconda metà dell'800 ai Randi di Padova.

La caduta della Veneta Repubblica è seguita da un periodo di recessione economica, per non dire di miseria nera, soprattutto a causa dei saccheggi e delle devastazioni fatte dalle truppe napoleoniche. Nei primi dell'800 a Oliero non rimangono che "tre cartiere, tre filatoj da seta e tre ruote di molini"

Nota: G. Maccà, Storia del Territorio Vicentino, to.XIV, Caldogno 1812 p.306. F. Signori o.c. p. 290

Con l'avvento dell'energia elettrica le industrie vennero trasferite altrove e degli antichi fabbricati, fortunatamente, si è salvato quello della vecchia proprietà Parolini-Agostinelli, già coinvolto nel 1878 in un furioso incendio, ma subito ricostruito, avvenuto il 19 marzo che distrugge la villa Parolini-Agostinelli e con essa l`archivio contenente i documenti che testimoniavano il lavoro del Parolini, assieme ad una raccolta di poesie e di altri scritti di ospiti delle grotte,

Nello stesso incendio viene distrutto l'erbario contenente la flora di Oliero e altri ricordi.

da GGGmodon.it

foto cantiere