San Nazario, Pian dei Zocchi, dove dovrebbe sorgere nuova centrale

VALBRENTA 03/01/2017. L’Unione Montana Valbrenta rinuncia all’appello contro la sentenza pronunciata dal Tribunale Superiore per le acque pubbliche di Roma che ha dato via libera ad una nuova derivazione d’acqua sul Brenta, respingendo il ricorso presentato da Palazzo Guarnieri e dai comuni di San Nazario e Valstagna. Nel ricorso, respinto, era stato richiesto l’annullamento del decreto del direttore della Sezione Bacino Idrografico Brenta Bacchiglione-Sezione di Vicenza, che concede per 30 anni alla ditta Claudio Crestani, di Bassano, il diritto di derivare dal fiume Brenta, in comune di San Nazario, moduli medi 140 (14.000 l/sec) e massimi 160 (16.000 l/sec) d’acqua ad uso idroelettrico per produrre, sul salto di 5,94 m, la potenza nominale media di 815,80 kw.

La giunta dell’Unione, pur premettendo che «l’interesse delle amministrazioni ricorrenti era ed è tuttora legato alla tutela dell’interesse pubblico generale, nello specifico sulla base delle motivazioni di diritto ambientale», ha deciso «valutati i costi, i prevedibili tempi della decisione e il rischio di soccombere in un eventuale appello», di rinunciare all’appello in Cassazione, riservandosi la possibilità di instaurare un nuovo giudizio al momento del rilascio dell’autorizzazione unica, con successiva contestazione ex novo della stessa, considerato che anche «la sentenza prospetta la procedibilità solo in sede di impugnazione dell’eventuale autorizzazione finale di parte delle doglianze fatte valere» dai ricorrenti.

La rinuncia di Palazzo Guarnieri, ultimo atto di una vicenda legata ad una possibile nuova derivazione d’acqua dal fiume Brenta, che si trascina da oltre 20 anni, tra manifestazioni, dibattiti, prese di posizione da parte di associazioni sportive e pescatori, raccolte di firme, sentenze, ricorsi e nuove sentenze, arriva paradossalmente in un periodo nel quale il fiume Brenta presenta una scarsità d’acqua senza precedenti, una situazione che sta destando motivate preoccupazioni sia per gli aspetti ambientali, che per la salvaguardia della flora e della fauna fluviale.

 

Giornale di Vicenza 04/01/2017

Con la rinuncia all’appello contro la sentenza che ha dato il via libera alla realizzazione della derivazione idroelettrica a Pian dei Zocchi, in Comune di San Nazario, sembra che l’Unione montana Valbrenta stia mollando la presa nella lunga battaglia che ha visto i Comuni rivieraschi opporsi al progetto.

La scelta in Valbrenta ha già scatenato le prime polemiche. In effetti, non è esattamente così. Il passaggio della rinuncia all’appello contro la sentenza pronunciata lo scorso anno dal Tribunale superiore delle acque di Roma, che sulla carta darebbe il via libera alla costruzione della derivazione, è stato approvato dalla Giunta dell’Unione, il motivo però è prettamente tecnico. «Rinunciamo al ricorso, ma ci riserviamo di impugnare l’autorizzazione unica ambientale - spiega il presidente dell’Unione, Luca Ferazzoli - Fino a questo momento abbiamo solo impugnato la concessione idraulica, che però è solo il primo step nell’iter di approvazione e quindi di realizzazione effettiva dell’opera. Siccome il Tribunale delle acque, in sentenza ci ha detto che molte delle nostre censure si sarebbero dovute fare solo una volta emessa l’autorizzazione unica, ci conviene aspettare quella. Per questo nella delibera abbiamo solo deciso di aspettare e impugnare l’eventuale provvedimento successivo. Allo stato dei fatti non c’è alcun via libera, invito a non alimentare allarmismi, anche perché per la realizzazione della derivazione manca ancora pure la concessione edilizia. È una partita ancora lunga». La battaglia contro la realizzazione della derivazione dura da più di vent’anni. Il progetto presentato dalla ditta Claudio Crestani e approvato dalla Sezione Bacino idrografico Brenta Bacchiglione, della sezione di Vicenza, prevede la realizzazione di una centralina in località Pian dei Zocchi, con concessione di derivare acqua per 30 anni. Sulla questione, sin dal 2011 si sono aperti dibattiti infuocati, prese di posizioni delle tante associazioni sportive e dei pescatori che ritengono quel progetto dannoso in quanto priverebbe d’acqua una zona del fiume cruciale per lo svolgimento di molte attività sportive per le quali sono stati fatti importanti investimenti, anche privati. Tra le motivazioni della netta contrarietà all’opera ci c’è anche quella legata ai vincoli ambientali, sottolineata dal Bacino acque fiume Brenta, secondo il quale l’opera potrebbe mettere a rischio la flora e la fauna fluviale. A tutte queste perplessità però, almeno fino ad ora, il tribunale incaricato ha risposto picche, ritenendo l’opera per la produzione di energia elettrica non impattante. F.C.