Muore la Comunità del Brenta, al suo posto il nuovo organismo che sarà costituito dai rappresentanti di sei (o otto) Comuni

di Gianni Celi

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L’unione “fa”… montana

Si era verso la fine degli anni sessanta quando si sentì forte il bisogno di unire le forze, al fine di dare una certa omogeneità, relativamente a taluni servizi, fra i Comuni della Vallata del Brenta. Nacque così il “Consiglio di Valle” che vide quale primo presidente il cav. Mario Caberlon e, in qualità di segretario, il giovane sindaco di Campolongo sul Brenta, Gilberto Bonato. Il “Consiglio di Valle del Brenta”, con l’avvicendarsi di altri presidenti (gli avvocati Antonio Simonetto, Sergio Brusadin ed altri ancora), durò fino al 1971 quando l’ente si trasformò in “Comunità montana del Brenta”. Furono otto i Comuni che entrarono a far parte di questo nuovo istituto: Cismon del Grappa, Valstagna, San Nazario, Campolongo sul Brenta, Solagna, Pove del Grappa, Romano d’Ezzelino e Bassano del Grappa. Adesso siamo arrivati all’epilogo di un ente che, in questi ultimi tempi, ha boccheggiato per mancanza di risorse.

Comunità montane addio quindi! Dopo tanto parlare, dopo incontri, scontri, confronti, a livello regionale, si è arrivati al dunque. “Con i voti favorevoli di PdL, Lega Nord e Pd, contrari Federazione della Sinistra Veneta, Verso Nord, Unione Nord Est e UdC, il Consiglio ha approvato il progetto di legge che indica le modalità di esercizio in forma associata di funzioni e servizi da parte dei comuni montani- spiega la Regione - Il testo approvato, sottoscritto da Costantino Toniolo Dario Bond (PdL), Piero RuzzanteSergio Reolon (PD), Matteo Toscani (LN), va ad integrare la legge regionale sui servizi associati approvata in Consiglio il 27 aprile scorso, norma che, in ossequio alla disciplina nazionale, fissa al 31 dicembre l'epilogo delle Comunità montane. Il progetto di legge prevede la trasformazione delle comunità montane in unioni di comuni che, una volta costituite, potranno modificare i propri confini, a patto che la loro popolazione non risulti inferiore ai cinquemila abitanti. Nello spirito dei firmatari del provvedimento legislativo, le unioni montane divengono delle unioni di comuni caratterizzate da elementi di specificità, dettati dalle peculiarità che i territori montani rivestono”.

"Le unioni montane - si legge nel testo - succedono in tutti i rapporti giuridici attivi e passivi della corrispondente comunità montana e continuano ad esercitare le funzioni e a svolgere i servizi che svolgevano le comunità montane".

Ogni unione montana sarà retta da un consiglio (organo di indirizzo e di controllo composto dai sindaci dei comuni membri dell'unione e da due consiglieri comunali, dei quali uno in rappresentanza delle opposizioni), da un presidente e da una giunta.

Dal prossimo anno che cosa succederà in Valbrenta, con la Comunità montana che da lungo tempo attende risposte ben chiare al suo futuro?

Andiamo a chiederlo al presidente, Luca Ferazzoli, che è anche sindaco del Comune di Cismon del Grappa, e all’assessore alle attività economiche, Mauro Illesi, sindaco di Campolongo sul Brenta.

Signor Presidente, che cosa cambia rispetto al passato con l’arrivo delle Unioni montane?

«Cambia molto. La novità sta nel fatto che i Comuni al di sotto di un certo numero di abitanti (tre mila per quelli di montagna e cinquemila per quelli di pianura) debbano gestire, in forma associata, alcune funzioni. A tal riguardo, noi, Comuni di montagna, partiamo già avvantaggiati rispetto a quelli di pianura perché possiamo mettere a disposizione di questo nuovo istituto una “scatola” all’interno della quale si sono svolte, fin qui, competenze allargate ai Comuni associati. Per farla breve le Comunità montane, fino ad ora, non hanno svolto soltanto funzioni prettamente montane, ma servizi non strettamente legati alla realtà della montagna. Vediamo ad esempio la raccolta rifiuti che i Comuni della Valle hanno delegato alla Comunità montana. Con la nuova trasformazione ecco che, per legge, ci saranno delle attribuzioni affidate a queste Unioni dei Comuni che allargheranno il campo d’azione a tutto il territorio di competenza».

L’unione “fa”… montana (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Che cosa risponde a chi dice che si tratti di ulteriore sperpero di denaro pubblico con questo nuovo ente?

«Dirò che chi la pensa così non ha capito che in realtà questa trasformazione è un modo per risparmiare del denaro pubblico, per quanto riguarda la nostra realtà».

Ma non è che cambi soltanto il nome, da Comunità montana ad Unione montana?

«No, non è che cambi pelle e basta. L’Unione montana diventa quello strumento con il quale si vanno ad adempiere obblighi di legge finalizzati al risparmio di spesa, in quanto si vanno a trasferire funzioni fondamentali, attualmente proprie dei Comuni, alle Unioni».

Prima cosa succedeva con la Comunità montana?

«Che non esisteva questo trasferimento di funzioni. Ad esempio la scuola ora non è gestita dalla Comunità montana, dal prossimo anno lo sarà. Lo stesso dicasi del sociale che, fino ad ora era di competenza delle due Unioni esistenti in Valle (l’Unione Medio Canal di Brenta con Valstagna, San Nazario e Cismon e l’Unione fra i Comuni di Campolongo sul Brenta, Pove e Solagna n.d.r.) e che dal 2013 passeranno ad una gestione unitaria. Aggiungiamoci poi la polizia locale, la protezione civile, il settore dei lavori pubblici ed altro ancora. Il singolo Comune, quindi, sarà espropriato di alcune competenze che vedrà esercitate in comproprietà con gli altri Comuni. Possiamo dire che questo passaggio rappresenta l’anticamera del Comune unico».

Giusto per fare un esempio, quindi, per quanto concerne la polizia locale non ci sarà più il vigile comunale, ma un servizio allargato a tutta l’area.

«Esattamente; infatti, noi, come Comune di Cismon, avevamo fatto una convenzione con la polizia locale trentina in attesa di questo evento”.

-E quanto alla sede possono esserci delle novità?

“Ecco un’altra cosa che ci trova preparati con quella “scatola” di cui le parlavo prima. A Carpanè c’è già Palazzo Guarnieri che, se la Comunità montana fosse stata sciolta definitivamente, senza sostituirla con qualche cosa di nuovo, sarebbe ritornato al Comune di San Nazario. Invece noi possiamo già disporre di una sede senza costi ulteriori, una sede che potrà ospitare uffici appositi al servizio dei cittadini dell’intera Vallata».

In poche parole la vecchia Comunità montana, con questa nuova legge, è riempita di maggiori contenuti.

«Vede, con questa nuova legge i Comuni con meno di tremila abitanti in montagna e di cinquemila in pianura devono esercitare delle funzioni assieme. La Regione quindi doveva individuare delle aree. Noi l’area ce l’abbiamo già per cui è giusto sfruttare l’omogeneità della Valle. Da gennaio quindi, al posto di una Comunità montana e di due Unioni dei Comuni, possiamo partire con una Unione montana che comincerà a svolgere, per il momento (nel 2013) tre funzioni».

Quali saranno queste tre funzioni?

«Dobbiamo ragionarci assieme, ma ritengo che siano la polizia locale, la protezione civile e l’edilizia scolastica. Dal 2014, poi, si partirà con tutte le altre competenze previste dalla legge».

L’Unione sarà composta da tutti gli otto Comuni, come adesso, o Romano e Bassano resteranno fuori?

«Formalmente quei due Comuni possono non entrare a far parte dell’Unione montana avendo un numero di abitanti maggiore rispetto a quanto stabilito dalla legge, però resta da capire se vogliano rimanere o se chiedano soltanto che vengano assolte, unitariamente, delle funzioni proprie del loro territorio montano, come, ad esempio, lo sgombero della neve nel periodo invernale. È una decisione, comunque, che va presa dai rispettivi Consigli comunali».

Lei vede bene, quindi questa legge?

«Ritengo che per la Valle del Brenta possa produrre quegli effetti benefici per i quali, per quanto mi riguarda, mi sono sempre battuto. È sicuramente importante avere un ente unico di riferimento al posto di tre (Comunità montana e due Unioni dei Comuni)».

La Comunità montana quindi chiude entro la fine dell’anno?

«Ci saranno alcuni mesi di transizione, ma stiamo aspettando, al riguardo, le comunicazioni della Regione».

L’unione “fa”… montana

È più scettico il sindaco di Campolongo sul Brenta, Mauro Illesi, con questa scelta adottata dalla Regione. «Teoricamente – ci spiega – tutto potrebbe rimanere come prima, nel senso che potrebbero restare le due Unioni dei Comuni già presenti nel territorio oltre all’Unione montana. Anche dal punto di vista numerico non cambia niente perché vi saranno tredici consiglieri (nel caso uscissero Romano e Bassano, altrimenti sarebbero diciotto), quattro componenti la Giunta (tre assessori ed un presidente). Insomma, la Comunità montana muore, ma nel contempo risorge».

Ma fra sindaci dei Comuni della Valbrenta vi siete parlati su come muovervi?

«Sì, abbiamo deciso anzitutto di annullare le due Unioni esistenti per approdare ad un unico ente ed entro sessanta giorni dobbiamo presentare un prospetto con le competenze obbligatorie che riterremo più urgenti, vale a dire scuola e cultura, polizia municipale e protezione civile».

L’unione “fa”… montana (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Il Presidente da chi sarà eletto?

«Dai sindaci dell’Unione. Comunque, a mio avviso, si tratta di un altro carrozzone. Si doveva fare una cosa più snella ed invece si riporta pari pari la fotocopia di quello che già esisteva. Ci auguriamo almeno che adesso la Regione ci dia i soldi per gestire un ente di questo genere».

-Secondo lei che cosa avrebbe dovuto fare la Regione?

«Creare semplicemente l’Unione di valle con un organismo composto dai sei sindaci dei Comuni che la rappresentano. Maggioranza e minoranza sarebbero rispettate in quanto i vari sindaci sono espressione di orientamenti politici diversi. L’unica cosa che rimane è la gratuita delle prestazioni di questi amministratori, come già succede adesso che nessuno, compreso il presidente, gode di gettoni di presenza. Non abbiamo nemmeno il rimborso spese perché quando andiamo a trovare gli anziani al mare, nel periodo estivo, paghiamo di tasca nostra e dopo assistiamo alle prebende da 2100 euro fuori busta per i consiglieri regionali».

Le brucia questa disparità?

«Sì e tanto anche per un altro motivo. Un consigliere regionale non ha nessuna responsabilità mentre un sindaco ne ha tante. Le faccio un esempio banale: basta soltanto che un cane finisca sotto un’auto per prendersi una denuncia».

La strada da percorrere quale sarà per il varo dell’Unione di Valle?

«Cominceremo a parlarne nel prossimo consiglio della Comunità montana e poi c’è anche un altro problema da risolvere e cioè il trasferimento del patrimonio delle due Unioni al nuovo ente. Insomma ci sono diverse incombenze, specialmente burocratiche da affrontare prima di avviare la nuova Unione».

nr. 34 anno XVII del 6 ottobre 2012 La Domenica di Vicenza