De Pellegrin all’attacco sulle Unioni montane.

Il sindaco di Forno di Zoldo: «Non si è voluto eliminare le Comunità montane solo per salvare interessi di parte e senza pensare alle esigenze del territorio» di Martina Reolon

 

DePellegrin

 

FORNO DI ZOLDO. «Non è accettabile che il territorio sia governato da persone non elette dai cittadini. La decisione di trasformare le Comunità montane in Unioni montane è solo un modo di tenere in vita le prime calando delle decisioni dall’alto. In realtà si tratta di un ente di secondo grado che la politica non ha avuto il coraggio di eliminare per salvare interessi di parte, senza curare invece le esigenze del territorio».
Sono parole amare quelle del sindaco di Forno di Zoldo Camillo De Pellegrin, che non usa di certo mezzi termini: il futuro per avere economie e qualità di servizi non sta nelle Unioni montane, quando nella fusione dei Comuni.
«Alle Unioni montane sono sempre stato contrario. Il problema sta proprio nel livello di rappresentatività e nel principio di rappresentatività, che sembra sia stato dimenticato. Il sistema per funzionare deve essere elettivo. Cosa che non è per il presidente delle Unioni, che non è eletto dai cittadini. Quale rappresentatività può avere?».
«Ora non ci sono più le Comunità montane», continua De Pellegrin, «e si è andati di male in peggio creando un “mostro” che delegittima totalmente la democrazia e il ruolo elettivo. Il legislatore doveva muoversi per chiudere questi enti. Invece si è dato vita a qualcosa che non rappresenta il territorio, creando confusione e impedendo di capire poi a chi poter dare colpe e meriti».
E De Pellegrin ieri ha ricevuto per conoscenza dalla Comunità montana Cadore Longaronese Zoldo una lettera diretta agli uffici regionali in cui viene notificata la mancanza della nomina entro i termini previsti (11 giugno 2013) dei rappresentanti dell’amministrazione comunale di Forno all’interno della costituenda Unione montana prevista dalla legge 49 del 28 dicembre scorso.
«A breve convocheremo un consiglio sul bilancio e provvederemo anche alla nomina di questi membri. Lo faccio perché la normativa lo impone e io rispetto le regole. Ma non è questa il problema principale. Il problema è l’assoluta non utilità delle Unioni montane».
Nel futuro il primo cittadino di Forno di Zoldo vede invece la fusione tra Comuni, in base a blocchi geografici omogenei.
«Mi complimento con i Comuni di Longarone e Castellavazzo che si stanno muovendo. Il mio auspicio ora è che si possano creare due macro aree ognuna con le proprie caratteristiche e specificità: quella appunto del Longaronese, che va fino a Ospitale. E l’altra zoldana, con Forno di Zoldo, Zoldo Alto e Zoppè di Cadore, che ricordiamo si trova e fa parte della Valle di Zoldo».
Insomma, all’area zoldana serve un’amministrazione unica, «che aprirà un dialogo e una collaborazione con il Longaronese». «Solo così si agirà secondo criteri democratici, rispettosi dei cittadini e del territorio».