Mercoledì 20 giugno 2012, dopo 17 anni, il Consiglio Regionale del Veneto ha approvato il Nuovo Piano SocioSanitario Veneto (PSS), il piano che riorganizza il sistema sanitario e sociale della nostra regione per i prossimi 5 anni.
Questo Piano sostituisci quello in vigore datato 1994. Tra le novità più importanti :
- la previsione di riorganizzare le 21 aziende sanitarie territoriali attuali (ULSS) sulla base di un bacino di utenza ideale compreso tra 200-300 mila abitanti (fatte salve le specificità territoriali di montagna, laguna e Polesine);
- l'incarico triennale (e non più quinquennale) e non rinnovabile dei Direttori Generali delle ULSS e della relativa terna di comando (Direttore Amministrativo, Direttore Sanitario, Direttore dei Servizi Sociali);
- la valutazione annuale del loro operato da parte della Giunta Regionale, del Consiglio Regionale e dei Sindaci;
- il potenziamento della figura del Direttore dei Servizi Sociali che assume anche la responsabilità di coordinare i servizi sanitari territoriali;
- l'obbligo della trasparenza di bilancio per le ULSS e tutti gli enti accreditati che godano dei finanziamenti regionali;
- la divulgazione delle motivazioni che hanno portato il Direttore Generale alla nomina di un Primario che, a fine incarico, dovrà essere valutato il suo operato in base alle prestazioni erogate, alla valorizzazione dei collaboratori, alla soddisfazione degli utenti e al rispetto dei vincoli di budget.

Oltre che ad elementi di 'governance' il piano contiene una nuova impostazione dei servizi di assistenza e di cura, che punta a ridurre il numero degli ospedali e dei posti letto e a potenziare la rete territoriale, facendo perno sui distretti (uno ogni 100 mila abitanti, fatte salve le specificità territoriali), sui medici di base associati in gruppo e su nuove strutture residenziali (ospedali di comunità, hospice, Rsa, centri diurni).

Anche la rete degli ospedali viene riorganizzata sulla base dei diversi livelli di specializzazione e di intensità di cura: gli ospedali collocati nei capoluoghi di provincia saranno tarati per assistere un milione di abitanti garantendo tutte le specialità di base e di media intensità, gli ospedali con un bacino ideale di 200 mila abitanti, saranno dotati di pronto soccorso e specialità di base come chirurgia generale, medicina interna, oncologia, cardiologia con unità coronarica, ostetricia-ginecologia, pediatria, ortopedia, terapia intensiva, neurologia, urologia, psichiatria, geriatria e servizi di diagnosi e cura.

Il numero dei posti letto per acuti passa a 3 per mille (l'indice nazionale è 4), quelli per riabilitazione e lungodegenza saranno 0,5 ogni mille abitanti e si individua un nuovo parametro di 1,2 posti letto ogni mille abitanti da
ricavare in nuove strutture intermedie extraospedaliere. Le specialità di otorinolaringoiatria e di oculistica avranno invece, di norma, una dimensione sovraziendale.

La rete ospedaliera su due livelli viene integrata da strutture "monospecialistiche per acuti", che potranno essere anche a gestione totalmente privata. L'attuazione del piano è ora affidato alla schede di programmazione
ospedaliere e territoriali, che dovranno indicare, azienda per azienda, numero e organizzazione dei presidi, specialità, reparti, posti letto, day-hospital, strutture intermedie e servizi ambulatoriali.