I trinceroni del Monte Campolongo tra Col d’Asiago e Monte Caina

Autore: Angelo Chemin

La forma del territorio

Salendo per i ripidi pendii che dal fondo valle conducono alla sommità delle montagne che delimitano, ad Est, l’Altopiano di Asiago, quasi all’improvviso, usciti dal bosco e superato l’ultimo ciglione la vista di colpo si espande raggiungendo l’orizzonte che improvvisamente si dilata dal mare, con la laguna di Venezia, alle Dolomiti verso Nord. La stessa valle appare nella sua forma di un lungo solco stretto e profondo, con il fiume che, uscito dai monti, si allarga luccicante nella pianura. Da queste sommità si controlla ogni cosa.

Il territorio stesso dà ragione, con le sue caratteristiche, al suo uso e ai suoi nomi. Il vento regna sovrano e spesso, il falco appare, librato sul filo della corrente, a rivelarne, ancora una volta le caratteristiche nascoste. Da qui, appunto, si vede tutto: ciò che è in basso, nelle pieghe dei contrafforti vallivi e ciò che è più lontano.

Questo territorio, sul margine orientale dell’Altopiano, che va dalla Caina al Monte Campolongo , è caratterizzato da grandi distese di praterie battute dal vento, con una serie di insediamenti: le Casare di Campolongo che vanno dal Palazzon sulla Caina alla casara Giarella a ridosso del monte Campolongo.

Le confinazioni

I confini tra gli alpeggi sono segnati ancora, nei pressi del Palazzon, da grandi lastre in pietra saldamente infisse nel terreno e, sul margine della strada sopravvive ancora una fila suggestiva ed enigmatica di pietre fitte, memoria di antiche epoche in cui la pietra oltre che naturale materiale di costruzione assumeva anche significati che evidenziavano la natura particolare del luogo.

Antiche pietre di confinazione, con la croce gromatica scolpita sulla sommità partono dalla cima della Caina richiamandosi a vista l’una con l’altra, tanto che seguendole si arriva fino al “termine della Grotta”, tra Vallerana e Valleranetta, dove sulla roccia è scolpito il leone di S. Marco, la croce e la data di una confinazione .

Il paesaggio e l’opera dell’uomo

Importante e singolare è l’edificio del Palazzon. L’attuale costruzione è un recupero di fine 1700 di un vasto complesso con corte e “palazzo”, risalente, da analisi stilistiche e costruttive al secoloXV e certamente anteriore nell’impianto originario.

Le casare sono costruite in piccole conche vallive a riparo dai venti e con ampie pozze per la raccolta dell’acqua piovana. Anche le casare costruite a ridosso del filone spartiacque come quella del Cimo e la Giarella, non emergono mai dalla cresta sommitale.

Il paesaggio che si gode lungo questo percorso è meraviglioso. Dalla Caina si domina l’ultima parte del Canale di Brenta, il sistema collinare della pedemontana, il Grappa, il Cesen e il Cavallo ad oriente; ad occidente i Lessini e il Baldo; a mezzogiorno tutta la pianura veneta fino al mare e dalla laguna si vede spuntare, nelle giornate serene, il campanile di S. Marco.

Si racconta che i viaggiatori d’Oltralpe che nel 1800 compivano il “gran Tour” [il “viaggio in Italia”] venissero fin quassù per ammirare il fenomeno ottico della rifrazione all’orizzonte: sembra infatti che questo si “rialzi” rispetto alla sua normale linea geometrica e il fenomeno è di singolare bellezza al sorgere del sole . Proseguendo verso il Monte Campolongo si può vedere dall’alto il profondo solco del Canale di Brenta e in particolare gli antichi insediamenti di mezzacosta come l’eremo di S. Giorgio di Solagna e il Castellaro di S. Nazario. Arrivati alla casara Giarella il paesaggio si apre a Nord e compaiono le vette dell’estremità settentrionale dell’Altopiano e, in lontananza, la catena dei Lagorai e le Pale di S. Martino di Castrozza. Qui finiscono i pascoli e le praterie e inizia il grande bosco che copre le pendici del monte Campolongo.

Sul versante verso la Vallerana si notano ancora i muri a secco dei “baiti” utilizzati come dimora temporanea da carbonari, boscaioli e pastori.

L’acqua si trova nei pozzi-cisterna, dove è convogliata dai tetti l’acqua piovana, e nelle grandi pozze artificiali che si trovano nelle vicinanze delle casare; notevole è la grande pozza –un piccolo laghetto- che si trova sul fondo della Vallerana.

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